INTERVISTA CON ALESSANDRO DE LUYK AUTORE DEL LIBRO: “SOCIAL MEDIA MARKETING”
FRA UGC ED ALGORITMI
DOMANDE E RISPOSTE CON L’AUTORE
Di cosa parla il libro in sintesi?
Per questa domanda rimando alla pagina di presentazione dove c’è una sinossi ma anche l’indice di tutta l’opera.
Chi non ne potrebbe fare a meno?
Io credo che tutti i consulenti di digital marketing e i docenti di questa materia che magari non hanno molto tempo per seguire on line le novità, potrebbero trovare spunti interessanti ma, se non fosse così, abbiamo allestito questo sito anche per questo motivo. Invito chiunque a partecipare alla conversazione ed a esprimere la sua opinione in merito. Vorrei che i lettori mi aiutassero con le loro osservazioni.
Quali sono i punti di forza di questo saggio di digital marketing sui Social Media?
Francamente ce ne sono vari ma su due in particolare mi vorrei soffermare. Qui parlo da lettore non da autore. Quando leggo dei libri italiani sul digital marketing osservo due aspetti piuttosto ricorrenti: scarseggiano i testi con un linguaggio tecnico capace però di mantenere uno stile che coniuga la forma al contenuto e poi le fonti sono assenti o, quantomeno, piuttosto vaghe.
Cosa intendi per “piuttosto vaghe”?
Per esempio che l’opera viene citata in modo assolutamente generico, senza indicare la pagina. Spesso ci sono solo scarne indicazioni bibliografiche. Mi domando se sono vere citazioni o se, si tratta solo di fretta che impedisce all’autore di trovare il tempo di verificarle puntualmente spulciando i testi di rimando che ha citato, per essere coerente ed autorevole nei confronti del lettore. A mio modo di vedere si tratta di un principio deontologico.
Torniamo allo stile e alle fonti come si differenzia la tua proposta?
Ho cercato di scrivere mantenendo una terminologia ben piantata a terra con termini che designano correttamente i significati secondo il vocabolario specifico della disciplina, piuttosto settoriale, in cui ci si muove. Un compito arduo, lo ammetto, in cui è stato spesso necessario farsi prestare delle stampelle e, quelle migliori, arrivano proprio dalla lingua inglese. Grazie al suo vocabolario specifico, spesso non tradotto nella lingua italiana, ho potuto restare aderente ai significati anche se mi rendo conto che questo impone di chiedere pazienza al lettore che si trova davanti a frequenti inglesismi. Nell’introduzione al libro quasi per scusarmi, ho cercato, citando altre opere, di dare una giustificazione quasi filologica a queste scelte sperando di aver colto nel segno; mi rimetto al giudizio di coloro che avranno la bontà di leggerla.
Tornando alle opere che non presentano un’accurata stesura delle “references” (Bibliografie) mi pare che quei libri svelino un rapporto precario con i propri lettori, quasi che gli autori possano temere di essere presi in flagrante, colti in errore oppure sono semplicemente sollecitati da una qualche forma di opportunismo pensando di potersi così facilmente accreditare dei contenuti altrui spacciandoli per propri. Un ultimo caso che mi viene in mente è che tali autori cerchino di suggerire delle coerenze di pensiero che invece i loro testi non hanno affatto con quelle espresse dagli autori a cui fanno rimando, ma, vago il rimando, resta vaga anche la verifica.
Da un punto di vista pratico cosa dobbiamo allora aspettarci dal tuo Social Media Marketing XX?
Semplicemente ho cercato di puntellare molti dei fatti e delle strategie suggerite facendo riferimento ad una o più reference on line provenienti, sempre, da fonti autorevoli e difficilmente “attaccabili”. Nessuno potrà dire che il testo sia autoreferenziale volevo stare sotto vento protetto dai frangiflutti che possono offrire certe testate internazionali, tutte in lingua inglese. Mi sembra l’unico punto stabile su cui elaborare un testo di digital marketing anche se questo comporta fare numerose rinunce per attenersi a proporre punti di vista che devono avere una certa base di condivisione. Il punto è che non dobbiamo dimenticare che stiamo analizzando aspetti che riguardano la frontiera dei mezzi di comunicazione e operiamo sul bordo scivoloso delle innovazioni del marketing per cui, da qualche parte, ho cercato di dare aderenza ai miei pensieri: il modo migliore mi è parso quello di seguire una condivisione di punti di vista e di contenuti in buona misura già introdotti dal giornalismo americano e dalle fonti a cui essi stessi si rifanno.
Puoi farci qualche nome delle fonti che hai usato? Hai in mente qualche autore?
Certamente ho in mente parecchi autori ma quelli lascerò che li scopra il lettore. Per le fonti invece ecco giusto alcuni nomi di esempio: Forbes, TechCrunch, Mckinsey, PewResearch, Bloomberg, Wired, TheGuardian, Time, Fortune, HuffingtonPost, Harvard Businss Review (HBR), New York Times (Nytimes), Wall Street Journal (Wsj), Moz, Social Media Examiner, ma sono solo alcune.
A chi è rivolto il libro?
Direi che è utile ad ogni impresa perciò ai manager e agli esperti di digital marketing che magari sono rimasti un po’ distratti da cosa è accaduto sul mercato Nord Americano, diciamo nel biennio 2015- 2016. L’approccio non solo di marketing, ma anche di sociologia ce ciò mi spinge a consigliarlo a tutti gli studenti dei corsi universitari che si vogliono occupare di comunicazione digitale dato che ci si muove in modi differenziati ma pur sempre sotto l’ombrello delle scienze economiche e sociali.